Acconcio gennaio 2023 – anno XXXIII n°1

BOLLETTINO SEMESTRALE DI INFORMAZIONE SCACCHISTICA

a cura del CS Spassky di Lecco ad uso gratuito per soci e simpatizzanti

gennaio 2023 – anno XXXIII n°1

Magnus Carlsen non difende il Titolo

La conferma che Magnus Carlsen non intenda difendere il titolo di Campione Mondiale di scacchi, si è avuta alla fine del torneo dei candidati di Madrid. Il campione norvegese ormai da un decennio incontrastato detentore della corona mondiale ha motivato la sua rinuncia con la lunga preparazione e la pressione che comporta una difesa del titolo, quindi non un ritiro dalla scena agonistica ma solo una scelta che lo porta ad essere, assieme a Fischer ed Alechin, un Campione del Mondo imbattuto. Quindi il titolo se lo contenderanno il vincitore del torneo dei Candidati  il russo Jan Nepomniachtchi e il secondo qualificato ovvero il cinese Ding Liren, secondo il programma della FIDE il Campionato dovrebbe svolgersi tra il 7 e il 30 aprile 2023 su 14 partite salvo cambiamenti dell’ultima ora e in sede da destinarsi.

Il Grande Maestro Luca Moroni vince il Campionato Italiano

Dopo un combattuto Torneo che ha visto diverse partite emozionanti il Campionato Italiano si è concluso con la vittoria del Grande Maestro Luca Moroni davanti a Danyyil Dvirnyy e Sabino Brunello, al quarto posto il campione uscente Pierluigi Basso. Il “Moro” ha bissato il successo del 2017 con una prestazione notevole che ha lasciato poco margine agli avversari. Il titolo femminile è stato vinto da Olga Zimina.

Campionati sociali

Si sono svolti al circolo i campionati sociali che hanno visto Luca Ungaro Rosini laurearsi Campione Sociale a tempo lungo  con un perentorio 5,5 su 6 imbattuto. Secondo classificato Uricchio, terzo posto per   Franceschetti. Nel torneo di Natale vittoria per Gojani Mentor che si  conferma così Campione Sociale Semilampo.

EDITORIALE: il cheating  Nello sport è molto facile scendere a dei compromessi per ottenere un risultato. Così è stato quasi da sempre con pareggi di comodo nelle varie discipline, con lo scopo di  arrivare a qualificazioni, per entrare nei premi o conquistare categorie. Si trattava però di piccoli imbrogli, non propriamente sportivi, ma quello che sta succedendo ultimamente nel mondo degli scacchi in alcuni casi rivela che si può trattare di vere e proprie “truffe”. Con l’avvento dell’informatica e di conseguenza l’accesso a tecnologie sempre più evolute, parecchi scacchisti si fanno aiutare dai motori durante le partite e sin qui nulla di male siamo nel campo sportivo, ma se lo fanno in partite ufficiali dove ci sono dei premi, siamo nel  campo penale e come tale dovrebbero essere perseguiti. Essere “sportivi” non vuol dire praticare uno sport,  ma rispettare le regole, avere la lealtà verso gli avversari e non usare mezzi illeciti per ottenere dei risultati purchessia.

IN CERCA DI BOBBY FISCHER           scacchi e cinema

Che fine ha fatto Bobby Fischer? Se lo chiede il piccolo Josh Waitzkin, interpretato da Max Pomeranc, nel film del 1993 scritto e diretto da Steven Zaillian, “Searching for Bobby Fischer”, con Joe Mantegna, Ben Kingsley, Lawrence Fishbourne e Joan Allen. Genio degli scacchi, visionario, personalità sfuggente come la logica delle sue strategie, Bobby Fischer sparì nel nulla nel 1972, subito dopo aver vinto il campionato mondiale battendo Boris Spassky, una mossa imprevedibile che lasciò allibiti milioni di appassionati. Non importa che Bobby Fischer sia riapparso brevemente nel 1992, in una rivincita contro Spassky per poi risparire di nuovo nel nulla. Il mondo degli scacchi, anche dopo la sua morte, continua a cercare Bobby Fischer; o meglio, cerca la sua reincarnazione. Il film di Zaillian nasce dalla storia vera di Josh Waitzkin, un bambino di New York che a sette anni ha un talento così straordinario per gli scacchi che gli addetti ai lavori riconoscono in lui un nuovo Bobby Fischer, il quale, a sua volta, era stato un genio bambino. Il film è tratto dal libro dallo stesso titolo scritto dal padre di Josh, Fred Waitzkin, un giornalista sportivo di New York. Per quanto Bobby Fischer vi appaia di tanto in tanto in spezzoni di documentari che ce lo mostrano impegnato in partite, “In cerca di Bobby Fischer” non è un film su di lui. Fischer, ricordato per la sua eccentricità quanto per la arroganza, aleggia sulla storia rappresentando il genio come moneta a doppia faccia. Gli scacchi non sono solo un gioco, un’ arte, una scienza, uno sport sono anche un’ ossessione: la ricerca della maestria ai suoi più alti livelli ha trascinato non pochi esseri umani negli abissi della nevrosi. Questo è lo sfondo per una storia che va ben oltre la scacchiera. “In cerca di  Bobby Fischer” affronta temi più generali: quello dei genitori che vogliono assecondare il dono naturale del figlio e preservare insieme la fragilità della sua personalità, le pressioni, le loro proiezioni, la paura di cadere in una spirale nevrotica che il concetto di imbattibilità comporta, l’essere temuti in quanto campioni, la paura di essere odiati. “Bobby Fischer detestava il mondo, detestava i suoi avversari, per questo vinceva” dice a Josh il suo maestro Bruce Pandolfini, interpretato da Ben Kingsley, in una scena del film. “Ma io non sono lui” insiste Josh, che invece non riesce a odiare l’ avversario. Il dilemma di Josh è come rimanere campioni e persone normali al tempo stesso. Anche se molti credono che si tratti di un film sugli scacchi, dice Steven Zaillian,  in realtà è un dramma familiare, è la storia di una crescita e delle relazioni che si stabiliscono soprattutto fra il padre e il figlio.  Uno degli elementi più interessanti del film è il barcamenarsi del piccolo Josh fra due maestri, rappresentanti due diverse concezioni della disciplina degli scacchi.

Uno è Bruce Pandolfini, una specie di guru ieratico e austero che crede nella preparazione massiccia, esponente della tradizione. L’altro, un ”homeless” che passa le giornate a Washington Square giocando a “speed chess” (partite lampo di tre minuti, spesso giocate per denaro), sui tavoli di marmo del parco con scacchiera incastonata. E’ qui che Josh Waitzkin scopre gli scacchi, ed è qui, in questo mondo scacchistico fatto di appassionati che adorano commentare ad alta voce e con linguaggio libero le mosse dei giocatori, che Bobby Fischer aveva imparato a giocare. Josh si trova così stretto nella morsa di due scuole, ma alla fine riuscirà a far tesoro di entrambe. Una delle mosse più brillanti di Zaillian è stata indubbiamente quella di scegliere il piccolo Pomeranc per il ruolo di Josh Waitzkin. Pomeranc è stato scoperto ad un torneo di scacchi a New York, essendo a sua volta un giocatore di talento, fra i primi cento in America nella categoria. “Abbiamo intervistato centinaia di bambini” dice Zaillian “e Max mi era subito apparso normale e naturale. Non aveva nessuna esperienza come attore ma abbiamo deciso di rischiare ugualmente. E non ha fatto una sola mossa falsa”. Il vero maestro di scacchi Bruce Pandolfini, considerato un’ autorità, ha partecipato al film come consulente. “Era necessario che l’attore dovesse essere anche un giocatore” dice Pandolfini “I giocatori di scacchi hanno una maniera particolare di muoversi e muovere gli scacchi. C’è un’eleganza nei loro gesti, difficile da imparare. E Max è un vero talento sia come attore ma anche come scacchista”.

Joshua Waitzkin nasce a New York il 4 dicembre 1976. È diventato Maestro Internazionale all’età di 16 anni. Alla fine degli anni 90 si è ritirato dalle competizioni scacchistiche dedicandosi alle arti marziali. Alla sua infanzia è ispirato questo film.

Joshua Waitzkin-Edward Frumkin 1987 New York  Difesa Siciliana (B45)

  1. e4 c5 2. Cf3 e6 3. d4 cxd4 4. Cxd4 Cf6 5. Cc3 Cc6 6. Ae3 Ab4 7. f3 d5 8.Ab5 Ad7 9. Axc6 bxc6 10. e5 Cg8 11. a3 Aa5 12. b4 Ac7 13. f4 Ce7 14. Ca4 O-O 15. Cc5 a5 16. c3 Cc8 17. O-O Cb6 18. Dg4 Cc4 19. Af2 De8 20. Tfe1 Ac8 21. Ah4 Rh8 22. a4 Ab6 23. Tad1 Axc5 24. bxc5 Cb2


25.Te3! Una grande mossa che intende sfruttare la mancanza del Cavallo difensore in f6 25…Cxd1 26. Dxg7! Splendido sacrificio che non lascia scampo 26…Rxg7 27. Af6+ Rg6 28. Tg3+ Rh6 29. Ag7+ Rh5 30. Tg5+ Rh4 31. Cf3#  Una spettacolare combinazione giocata da Joshua quando aveva solo 10 anni e l’avversario con cui giocava era un maestro!

Negli scacchi…niente è assoluto

Uno dei temi ricorrenti negli scacchi è quello dell’inchiodatura che può essere relativa o assoluta, come già aveva rimarcato Nimzowitsch nel “mio Sistema”. Un altro tema portante è quello geometrico, e qui ci rifacciamo agli insegnamenti di Lasker, ma qualora si verificasse una situazione unita dei due temi accennati il risultato potrebbe essere sorprendente. Per rendere più visibile il concetto veniamo ad un esempio tratto dalla combinazione finale della  partita Schatz-Giegold giocata a Hof nel 1928:


1…Dh7+ Il Nero concede al Bianco la possibilità di inchiodare la Regina sul proprio Re che viene detta “inchiodatura assoluta” 2. Th3 Te1+ 3. Rh2


Ma 3…Th1+!! 4. Rxh1 Dxh3+ e il Bianco si ritrova a dover constatare che l’inchiodatura assoluta è quella del Nero con l’Alfiere in b7 che consente lo scacco matto di Donna in g2. Non salva nemmeno la fuga in g3 per via di Txh3+ e Dc7+ con seguente matto. Come è stato rimarcato da vari autori l’allineamento di parecchi pezzi (due o più) sia sulle colonne che sulle traverse o anche sulle diagonali è sempre un fattore geometrico importante  indipendentemente dagli ostacoli che si possono infrapporre tra di loro.


 

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